STAR COLOURS – la prima vera guida allo studio dei colori stellari
Il IX capitolo dell’Astronomy for Amateur di A. W. Oliver, scritto da Franks e pubblicato nel 1888, può essere considerato la prima guida mai pubblicata dedicata esclusivamente all’osservazione dei colori stellari. Così ben curata che la sua lettura è assolutamente valida ancora oggi .
L’autore comincia con un excursus storico sull’interesse rivolto a questo tema lungo la storia dell’Astronomia, inizialmente con William Herschel, Struve, l’Ammiraglio Smyth circoscritto alle sole stelle doppie; e poi successivamente esteso alle dimenticate stelle singole, grazie al suo amico Webb, a Benedetto Sestini ed infine al Colonnello Tupman che aveva osservato e descritto il colore delle stelle più luminose dell’emisfero Australe.
Nel testo afferma chiaramente che i cambiamenti cromatici che sembrano dedursi dalle osservazioni di questi uomini non coincidono per forza con un cambiamento intrinseco della luce stellare, in quanto essi possono giustamente dipendere dal differente diamentro dello strumento utilizzato, dal differente seeing al momento dell’osservazione o anche dal soggettivo apparato fisiologico dell’occhio umano. Senza contare che con l’ambiguità dei termini utilizzati per descrivere il colore degli astri – privo di una comune nomenclatura – era impossibile non avere questa discrepanza di pareri.
Fa notare come tra le stelle singole e visibili ad occhio nudo ce ne siano tantissime di una strana sfumatura GIALLO-VERDASTRA e come, al contrario siano totalmente assenti quelle di un vivido colore VERDE, AZZURRO e VIOLA come invece accadeva spesso di vedere nelle stelle doppie, dove una compagna GIALLA o ARANCIONE più luminosa è solitamente accompagnata da una più debole dalla sfumatura azzurrina, verde o violetta appunto.
Deducendo insomma che i colori visibili nelle deboli compagne delle doppie dipendano quasi sicuramente dalla vicinanza delle compagne più luminose e che siano quindi dovuti o da motivi fisici o anche da motivi esclusivamente ottici!
Fa notare ancora come le stelle veramente ROSSE siano sempre debolissime e visibili al telescopio e come ad occhio nudo invece si trovino al massimo stelle ARANCIONI-ROSSASTRE, deducendo così che anche la luminosità di una stella influisce sulla percezione del suo colore: più una stella è luminosa infatti più il suo colore appare pallido, come appunto aveva sperimentato usando strumenti di diametro diverso e come appariva chiaro nelle stelle variabili, il cui colore sembrava mutare relativamente alla differente luminosità dell’astro al suo massimo e al suo minimo.
Riguardo alla distribuzione dei colori delle stelle nel cielo, ribadisce quanto aveva affermato nel 1885:
“il colore non è distribuito uniformemente nei cieli, ma tende a raggrupparsi in certe regioni”
ed una volta incluse le rarissime stelle verdastre o bluastre tra quelle bianche, aggiunge che
“la maggior parte delle costellazioni con una larga percentuale di stelle bianche, sono associate con la Galassia”
ed infine, dopo una dettagliata visione d’insieme sulla distribuzione dei colori stellari sulla volta celeste, afferma che:
“le più sorprendenti aggregazioni di colore nei cieli possono essere probabilmente trovate nel Toro ed in Orione per le stelle bianche, e nella Balena e nei Pesci per le stelle gialle”.
Parole che si accordano pienamente con le immagini delle COSTELLAZIONI a COLORI e dove diventano immediatamente visibili.
Elenca infine al lettore alcuni consigli ed alcuni possibili errori che possono nascere nell’osservazione dei colori stellari causati dall’atmosfera, dallo strumento ottico o dall’occhio umano:
- l’arrossamento che subiscono il Sole e la Luna bassi all’orizzonte riguarda anche le stelle. In generale più le stelle sono basse più il loro colore risente della rifrazione atmosferica, per cui sconsiglia di dedicarsi al colore di quelle stelle poste a meno di 20° dall’orizzonte;
- foschia e nebbia ostacolano l’accurata stima del colore; e possono enfatizzare il colore delle doppie più luminose;
- la luce lunare influenza poco i colori delle stelle, anche se in modo percepibile;
- molte stelle appaiono più gialle al crepuscolo che nel cielo della notte;
- non c’è un’apprezzabile differenza tra un rifrattore ed un riflettore quando la differenza del loro diametro è moderata;
- il colore di una stella appare tanto più pallido quanto più è largo il diamentro dello strumento utlizzato, tanto che pochissime persone userebbero lo stesso termine per descrivere il colore di una stella di prima e sesta magnitudine, seppure fosse davvero simile;
- l’occhio dell’osservatore è il fattore più importante nella determinazione del colore delle stelle e sicuramente esiste una sistematica differenza tra una persona e l’altra nella percezione dei colori, la cosiddetta “personal colour equation“, che – tra l’altro – nessuno assicura che resti invariata nel tempo. Herschel ad esempio vedeva gli oggetti più bianchi di Struve; Secchi e Sestini più tendenti al giallo;
- la prima buona occhiata al colore di una stella è generalmente quella migliore;
- la prolungata osservazione di una stella invece, stanca l’occhio tanto da finire per adassegnargli una tinta differente;
- confrontare la luce stellare con i colori di scale cromatiche stampate, come quelle proposte da Smith e da lui stesso, non è sicuramente il massimo considerando che al buio bisogna illuminarle e che viste di giorno quelle sfumature sembrano diverse dalla notte;
- che seppure con l’utilizzo del suo schema la maggior parte delle colorazioni stellari potrà essere descritta con minore ambiguità, il modo migliore per descrivere il colore delle stelle è quello di confrontarle tra di loro! Sarebbe quindi un’ottima idea quella di realizzare uno strumento capace di portare nello stesso campo visivo due stelle anche lontane tra loro sulla volta celeste così da poterle confrontare facilmente, più accuratamente e nelle stelle condizioni;
- per meglio percepire i colori di alcune stelle doppie è spesso necessario un alto ingrandimento; e la presenza di una barra capace di occultare le singole componenti potrebbe aiutare a stimare il colore di ognuna senza essere condizionati dalla presenza dell’altra;
- il colore delle stelle deboli è influenzato dalla presenza di una stella più luminosa nel campo, per cui talvolta ciò che si vede non è oggettivo,
- mettere una stella fuori fuoco aiuta qualche volta ad avere un’idea migliore del suo colore, ma ciò non è raccomandato con i rifrattori.
Suggerimenti in parte oramai conosciuti dagli astrofili; alcuni dei quali, sorprendentemente per me, sono davvero molto simili a quanto avevo dedotto dalla mia esperienza e sintetizzato nella pagina dell’Albero delle Stelle 10 anni fa quando neppure sapevo chi fosse Franks!