Tutte le stelle del cielo sono colorate. E se potessimo vedere le pallide sfumature di tutte quelle visibili ad occhio nudo, la volta celeste apparirebbe come un’immensa esplosione di coriandoli colorati.
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Ma a ben vedere, accanto alle tante zone con astri dalle sfumature DISordinatamente sparse, ci sono anche zone con astri dalle sfumature molto simili: quando il creatore cominciò a dipingere il cielo, pare si sia lasciato sfuggire alcune gocce di colore sulla volta celeste che, come larghe ed irregolari chiazze cromatiche, hanno finito per maculare la volta celeste di azzurro e di giallo.
É ciò che accade ad esempio in quella zona al confine tra le costellazioni di Orione, della Lepre e dell’Eridano per il BLU; e ciò che si verifica tra quelle della Balena e dei Pesci per il GIALLO come dimostrano in una sola occhiata questi mosaici con un totale degli oltre 200 astri presenti in questi due angoli celesti fino alla sesta magnitudine, fotografati uno ad uno – e volutamente fuori fuoco – così come appaiono attraverso un dobson da 18″.
Strutture e concentrazioni di colori non sempre frutto del caso, ma che rivelano verità fisiche circa la l’età delle stelle, la loro distanza reciproca, la loro posizione nella nostra Galassia e chissà cos’altro. Gran parte di questi astri blu infatti appartengono ad esempio alla cosiddetta Associazione stellare Orione OB1.
Se questi colori fossero stati visibili ad occhio nudo probabilmente le costellazioni avrebbero avuto FORME e CONFINI differenti rispetto a quelli attuali perché sarebbero state sicuramente delineate seguendo anche la DISTRIBUZIONE che questi colori hanno nella volta celeste.
Già William Sadler Franks nel XIX secolo se ne era accorto:
«il colore non è distribuito uniformemente nei cieli, ma tende a raggrupparsi in certe regioni».
E quando con il gruppo di soci della Coloured Section della BAA, la British Astronomical Association si divertì a descrivere le sfumature di tutte le stelle visibili ad occhio nudo, annoverando le stelle AZZURRE tra quelle BIANCHE per il loro aspetto pallido, aggiunse chiaramente:
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«le più sorprendenti aggregazioni di colore nei cieli probabilmente possono essere trovate nel Toro e in Orione per le stelle bianche; e nella Balena e nei Pesci per le stelle gialle».
Orione “aureo”
Quelle qui presentate non sono le uniche zone monocromatiche della volta celeste, ma sicuramente sono da annoverare tra quelle più evidenti. Orione in modo particolare salta subito all’occhio perché, per la forma e le luminose stelle che la caratterizzano, è sicuramente la costellazione più bella della volta celeste.
Curiosamente due mila anni fa Virgilio «scorge Orione armato d’oro ( armatumque auro circumspicit Oriona – Eneide 3.517 )»; e lo stesso farà Manilio quando lo definisce «aureo ( Orion aureus – Astronomica 5.723 )».
Dobbiamo forse pensare che nell’antichità le stelle di Orione fossero descritte dalle sfumature gialle? La soluzione ci viene dal brano in cui è tratta la citazione di Manilio. Egli, parlando della moltitudine delle stelle più deboli del cielo, dice:
«immerse nelle vaste profondità del cielo [esse] non brillano né ogni notte né in ogni stagione; ma quando la luminosa Luna devia il suo corso sotto l’orizzonte, quando i pianeti nascondo la loro luce sotto la terra, quando l’aureo Orione ha immerso i suoi fuochi splendenti […] allora queste stelle brillano nell’oscurità e le loro fiamme accese perforano l’oscurità della notte. […] La loro abbondanza non cede ai fiori del campo o ai granelli di sabbia sulla riva tortuosa dell’Oceano; ma come tante sono le onde che cavalcano in infinita processione sul mare, come tante sono le miriade di foglie che cadono e svolazzano giù nei boschi, più numerosi ancora di questi sono i fuochi che circondano i cieli».
Manilio insomma, nel descrivere Orione dice che è così brillante che, quando è sopra l’orizzonte, come la Luna e i pianeti, offusca la luce delle stelle più deboli che abitano la volta celeste. E per farlo lo definisce “aureo”, un termine che non va inteso quindi nel senso di “dorato”, quasi come se le sue stelle fossero di tale sfumatura, ma nel poetico significato di “luminoso”, come chiarisce lo studio di Laura Sacchetti:
[ i termini ] auratus e aureus nel significato di luminoso non sono rari in contesti astronomici, specialmente in tono elevato; sono di uso prevalentemente poetico ( implicano la metafora splendore dell’oro = luce ) e possono riferirsi a una costellazione qualsiasi, al Sole e alla Luna, al pianeta Venere. Manilius stesso usa aureus per il Sole, per il Cigno, Andromeda, Orione […] Dunque non si tratta di una metafora originale
Sacchetti L., La luminosità del cielo e degli astri negli Astronomica di Manilio, osservazioni terminologiche e stilistiche).
Parafrasando le parole degli illustri del passato allora, oggi possiamo poeticamente affermare che le poco auree Balena e Pesci sono chiaramente gialle; e che l’AUREO Orione è di colore BLU e blu sono anche molte stelle che circondano il suo piede destro.
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The Golden Orion
Magnificent concentrations of blue and yellow stars in the sky: Orion and Cetus constellation and their neighbours.
Mosaics with all their stars up to magn. +6. Over 200 single shots taken out of focus to better see their nuances.