La nostra passeggiata nel cielo stellato
ascoltando i nomi delle stelle e il loro significato
continua con la costellazone dello Scorpione,
quella in cui, probabilmente
le stelle che la disegnano, sembrano
davvero ricordare l’animale simboleggiato.
A differenza di quanto accade
con quasi tutte le altre costellazioni della volta celeste
sono state molte le antiche tradizioni
che vedevano questo animale in questa zona di cielo,
probabilmente proprio per la facilità
di leggere nella forma assunta da questi astri,
il tipico animaletto dalla coda sinuosa.
Questo aspetto si ripercuote anche nei nominativi
che quasi tutti i suoi astri hanno ereditato.
Infatti, da un loro sguardo d’insieme
si può facilmente notare come si rifacciano
principalmente all’immagine dell’animale.
La stella più brillante della costellazione,
è la famosissima e luminosissima Antares,
che per la sua intensa colorazione
veniva definita «Rivale di Marte».
Essa infatti, dopo Betelgeuse
è la stella più rossa del cielo
le cui sfumature cromatiche
sono facilmente percepibili già ad occhio nudo.
Rispetto a Betelgeuse però
è collocata praticamente sull’eclittica,
per cui poeticamente si trova spesso
“faccia a faccia” con Ares, il “pianeta rosso”,
con cui sembra perciò gareggiare nel colore.
La stella però, come dicevamo,
ha ereditato anche il nome di «CalbalAkrab»,
che la lega inevitabilmente all’immagine dell’animale:
in arabo infatti significa «Cuore dello Scorpione»
perchè, in effetti, oltre al colore,
sembrava occupare proprio quella parte
all’interno dell’immagine della costellazione.
Ed allora, se Antares
rappresenterebbe il suo cuore,
le due stelle molto simili
che accompagnano il luminoso astro
ad Est e ad Ovest rispettivamente,
non potevano che essere «Al Niyat», le «Arterie»;
mentre la brillante stella posta ad Est
quasi a chiusura della costellazione,
non poteva che essere «Shaula»,
il pungiglione dell’animale.
Lo stesso vale per le stelle che si trovano ad Ovest,
ν ed ω scorpii: non potevano che essere
rispettivamente «Jabbah», e «Jabbah al Akrab»,
cioè «Fronte» e «Fronte dello Scorpione»,
dalla cui abbreviazione, in arabo, deriva pure
«Dschubba», il nome di σ scorpii .
Ci sono poi tre stelle che portano il nome
dell’intera costellazione in differenti lingue:
β scorpii, ad esempio, è «Akrab» in arabo;
θ e κ scorpii sono definite «Girtab» in sumerico;
e π scorpii, «Vrishschika» in indiano.
Lo studio dei nomi delle stelle, ogni tanto,
rivela dettagli davvero interessanti:
le stelle più luminose che oggi disegnano
la vicina costellazione della Bilancia, infatti
ereditano tutte nomi che si rifanno
all’immagine dello scorpione!
Questo dimostra che anticamente le sue stelle
appartenevano proprio a quella costellazione,
divisa in due parti solo successivamente.
E così le sue due stelle più brillanti
si chiamano «Zuben El Genubi» e «Zuben El Schamali»
rispettivamente «Chela meridonale»
e «Chela settentrionale»;
τ e υ librae, si chiamano invece
«Derakrab Australis» e «Derakrab Borealis»,
rispettivamente «Braccio boreale dello Scorpione»
e «Braccio australe dello Scorpione»;
ma anche le coppie σ-ν e γ-η librae,
sono chiamate rispettivamente «Zuben hakrabi»
e «Zuben el Akrab», tutte con lo stesso
significato di «Chela dello Scorpione».
In modo particolare σ librae,
anticamente γ scorpii,
è anche definita «Brachium», «Braccio»,
in riferimento sempre alle chele dell’animale;
e β scorpii «Graffias»,
un termine latino per indicare
sempre lo stesso arto.
La manciata di stelle ancora rimasta,
eredita nomi da tradizioni diverse
e praticamente slegate dall’immagine dello scorpione:
ad esempio «Lesath», la compagna di Shaula
deriva dalla parola araba utilizzata
per tradurre quel termine usato da Tolomeo
per descrivere la “nebulosità/macchia” presente nel cielo
vicinissima a questa stella, probabilmente l’ammasso M7,
e da un sucessivo errore di etimologia
che lo faceva derivare dall’arabo “las’a”
«Puntura» …da un animale velenoso;
ε scorpii dal cinese «Wei» «coda», nome
che portava l’asterismo in quella tradizione;
«Basanismus» e «Apollyon»,
sembrano invece rifarsi alla tradizione cristiana:
nel capitolo nono dell’Apocalisse, infatti
si parla di cavallette arrivate sulla Terra
dal suono della tromba di un angelo
in vista del giudizio divino:
da quel suono viene fuori un grande fumo
che si rivela in realtà essere
uno sciame di cavallette,
venute per dare tormento ( basanismus )
a tutti quegli uomini
privi del sigillo di Dio sulla fronte.
Queste cavallette vengono descritte
con code simili a quelle dello scorpione
così da poter recare un dolore
simile a quello che provoca la puntura
di questo animale, senza però arrecare la morte.
Il testo continua dicendo che Apollyon,
traduzione greca e personificazione dell’ebraico Abaddon,
sia il loro signore/padrone, personaggio perciò
successivamente associato al demonio.
Non ho, purtroppo, trovato fonti a riguardo.
In ultimo, μ scorpii, coppia di stelle molto vicine
facilmente visibili ad occhio nudo sotto un cielo buio,
erano per la tradizione polinesiana i «Piriereua»,
gli «Inseparabili», cioè due fratellini che stanno fuggendo
dai loro genitori che vogliono malmenarli, Shaula e Lesath.
A risentirci alla prossima passeggiata
tra le costellazioni e la storia.
Cieli colorati!!!
Adoro questa costellazione! Grande e imponente nel cielo estivo. Aspetto di leggerti presto Paolo 🙂