La nostra passeggiata tra i nomi delle stelle continua con alcune delle più famose costellazioni che riempiono il cielo stellato estivo: il Cigno, la Lira e l’Aquila.
Le loro stelle più luminose, rispettivamente Deneb, Vega ed Altair, per tutti gli astrofili di oggi, sono unite in quello che chiamano Il Triangolo Estivo. Un legame tuttavia che già nell’antichità era presente, come dimostra lo studio dei loro nomi e l’esistenza di alcuni miti di differenti tradizioni che le vede protagoniste!
I NOMI delle TRE stelle estive
Ed infatti, sia Altair che Vega derivano dalle locuzioni arabe Al nasr al tair e Al nasr al waqi, che rispettivamete significano Aquila volante ed Aquila che vola in picchiata!
L’immagine di un uccello che vola, per i due astri, viene fuori dalla presenza di una coppia di stelle che accompagna entrambi: Vega, insieme a ε e ζ lyrae forma un piccolo triangolo quasi equilatero, che ricorda infatti l’immagine stilizzata di un uccello che vola in picchiata;
Altair invece insieme alle sue due compagne, forma una linea retta quasi perfetta che ricorda l’immagine stilizzata di un uccello ad ali spiegate.
Anche un’antica tradizione cinese poi ereditata dalla cultura giapponese, lega indissolubilmente questi due luminosi astri: la famosa storia delle Stelle Innamorate! Secondo il mito i due astri sarebbero Orihime ed Hikoboshi, una filatrice ed un mandriano che vinti dall’amore, pur di stare insieme, finirono per non occuparsi più dei propri doveri. Per questo motivo, Tentei, padre di lei e sovrano di tutti gli dèi, decise di dividerli per sempre attraverso il Fiume Celeste, la Via Lattea.
Col tempo, commosso nel vedere la figlia piangere continuamente, Tentei concesse che una volta all’anno, il settimo giorno del settimo mese, con l’aiuto delle ali di gazze che facevano da ponte, i due amanti potessero incontrarsi.
Ancora oggi da tale mito trae orgine la festività del Tanabata con le rispettive usanze e tradizioni.
I NOMI dell’Aquila
I nomi delle due stelle che disegnano le “ali” di Altair, Alshain e Tarazed, non hanno nulla a che vedere con l’immagine di un’aquila che vola! Ma una volta conosciuto il loro significato, tutto diventa chiaro: nella tradizione persiana infatti la linea disegnata dalle tre stelle rappresentava una bilancia di cui Altair ne costituiva il fulcro. I due nomi derivano infatti dalla locuzione shahin-i tarazu che potremmo facilmente tradurre in Bilancia a piatti.
Più a Nord delle tre troviamo Deneb El Okab Borealis e Deneb El Okab Australis, “Coda dell’Aquila” che descrivono ovviamente la posizione che i due astri avevano all’interno dell’antica immagine dell’animale, con la specificazione di Boreale ed australe rispettivamente per quello più a Nord e quello più a Sud.
Curiosamente, un nome molto simile e con lo stesso significato, lo eredita una stella che si trovava invece a disegnare l’ala dell’uccello: Deneb Okab, δ aquilae.
Anche altre due stelle della costellazione ereditano un nominativo simile tra loro, stavolta però derivante da una differente tradizione araba: Al Thalimain Prior e Al Thalimain Posterior rispettivamente λ e ι aquilae, I Due Struzzi, con gli aggettivi Anteriore e Posteriore di origine latina, per distinguere quella ad Ovest e quella ad Est.
Infine, le ultime tre stelle della costellazione che hanno ereditano un nome, η, 12 e θ aql, si rifanno ancora una volta a miti diversi da quelli di un’aquila: troviamo infatti Bezek e Bered, che in ebraico significano rispettivamente Luminoso e Tempesta; ed infine Tsee Foo, Zattera Celeste, che deriva invece da un’antica tradizione cinese associata a questa zona di cielo.
I NOMI della Lira
Passando alla costellazione della Lira ci accorgiamo che oltre a Vega, altre tre stelle hanno ereditato un nome: una è legata proprio all’immagine dell’Aquila che vola in picchiata dell’antica tradizione araba; mentre le altre due sono legate proprio alla Lira, lo strumento musicale della tradizione greca!
Abbiamo così η Lyrae, Aladfar, dall’arabo al-uz̧fur, Gli Artigli; e Sheliak e Sulafat, dall’arabo al salbaq e al sulahfat, col significato di Arpa, e La Tartaruga! Nell’antichità infatti, il carapace era utilizzato come cassa di risonanza dello strumento a corde.
Dall’errata traslitterazione latina del termine al sulahfat, deriverebbe la parola Azelfafage, il nome successivamente associato per errore alla stella π1 cygni.
I NOMI del Cigno
Quello che per noi oggi è il Cigno o la Croce del Nord, nell’antica tradizione araba rappresentava sempre un volatile, anche se meno nobile: infatti Deneb, il nome della stella più luminosa della costellazione, deriva dalla frase Dhanab al dajaja, e significa Coda della Gallina; lo stesso vale per quello della stella centrale, Sadr, che deriva dalla frase sadr al dajaja, diventando così il Petto della Gallina, ed infine la famosa Albireo, era in questa tradizione chiamata Al Minliar al dajaja, Becco della Gallina! Tutti nomi che descrivono la posizione dell’astro nel disegno della cotellazione.
Ancora associate all’immagine di un volatile troviamo Gienah, ε cygni, dall’arabo janah, Ala perché si trova in quella zona della costellazione; e Rukh, o Ruc, δ cygni, dal nome associato al mostruoso volatile leggendario che secondo antiche fonti, tra cui Il Milione di Marco Polo, pare fosse di tanto in tanto avvistato negli esotici cieli del Madagascar!
L’astro nel Becco della Gallina-Cigno è più popolarmente la stella doppia colorata più bella del cielo: β Cygni o Albireo!
Questo è il classico caso di nome-stellare in cui rispondere alla domanda “che cosa significa?” diventa davvero complicato!
Il termine infatti, è il risultato di assurdi errori e divertenti casualità filologiche, che oltre ad accattivare lo studio dei nomi degli astri, ben sintetizza la storia dell’Almagesto di Tolomeo – il libro per eccellenza dell’astronomia antica – che a motivo della diffusione della cultura islamica, giunse nelle mani della tradizione latina solo dopo essere passato per quella araba.
Per comprendere il suo significato bisogna risalire al nome greco che la costellazione del Cigno aveva nell’Almagesto: Ορνις, Ornis, Uccello!
Essendo stato erroneamente traslitterato dagli arabi in Urnis, quando i traduttori latini non riuscirono a capire da quale parola greca derivasse tale termine, preferirono traslitterarlo a loro volta direttamente nella lingua latina nelle forme eurisim, o eirisun, o eirisim ecc. come appunto si legge nei vari manoscritti!
Nel Medioevo, un commentatore latino, azzardò in una nota, l’ipotesi che tale termine potesse derivare da quell’erba aromatica chiamata ireus! Frase, che scritta in latino diventa: eirisim … ab ireo, (cioè eirisim deriva dalla parola ireus)!
Ora: siccome nell’Almagesto la prima stella del Cigno di cui si parla è proprio quella del becco, è molto probabile che in qualche antico manoscritto le ultime due parole che facevano risalire Urnis ..ab ireo andarono a finire all’inizio della riga successiva,
in quella cioè dedicata alla stella β cygni!
Questa banale confusione, avrebbe portato infine ad identificare la locuzione “ab ireo” con il nome proprio della prima stella del cigno. Una sua successiva “arabicizzazione”, avrebbe infine portato l’aggiunta della “elle mancante” così da formare, con l’articolo arabo al-, la costruzione finale ALBIREO!
Sembra incredibile!
Continuando, c’è un’ultima stellina del Cigno che eredita un nome, anche se poco luminosa. Si tratta di 61 cygni, divenuta, grazie a Giuseppe Piazzi, una delle stelle più famose del cielo! Egli si era infatti accorto che bastavano pochi anni per riuscire a notare letteralmente il suo spostamento rispetto alle stelle più lontane, tanto da essere chiamata “Stella Volante”!
Questa caratteristica pose fine al vecchio assioma che identificava le stelle più luminose con quelle più vicine perché ovviamente il suo movimento non poteva che portare alla conclusione che fosse da annoverare tra gli astri più vicini al Sistema Solare! Ed infatti divenne anche il primo di cui si riuscirà, nel 1838 a misurare con certezza la distanza, attraverso il metodo della parallasse!
La Stella Volante si rivela al telescopio come una coppia larga di astri dalle magnitudini e sfumature arancio-ambra molto simili tra loro!
Eccoci giunti finalmente alla meta! Questa piccola passeggiata nel cielo estivo si è rivelato un viaggio attraverso i vari secoli e le varie tradizioni umane!
Una LIRA a forma di UCCELLO
All’inizio del XVI secolo, Albrech Durer, nell’incidere per la prima volta al mondo l’intera mappa delle costellazioni della volta celeste, con un singolare disegno di una Lira dotata di ali, zampe e testa di uccello rapace, riucì ad unire, in una sola immagine, la tradizione astronomica greca con quella araba!
Geniale sintesi di quello che è oggi il cielo stellato nei nomi delle sue stelle e nelle costellazioni che disegnano: un puzzle di differenti tradizioni umane tra loro stranamente ma eternamente appiccicate!
Dd seguito invece una mappa per imparare i nomi appena studiati.
In pdf NomiDelleStelleDelTriangoloEstivo
Cieli colorati!!!
Qui la pagina dedicata ai NOMI delle STELLE.
Difficile fare meglio! Complimenti! Suggerirei per ogni costellazione arrivarci subito!