Ricorrendo quest’anno il bicentenario della nascita del gesuita italiano Angelo Secchi, da molti considerato padre dell’astrofisica moderna, è obbligo ricordare che tra le sue numerose scoperte è da annoverare quella delle coloratissime carbon stars!
Erano gli anni ’60 del XIX secolo quando egli, dedicandosi allo studio spettroscopico delle stelle, si accorse che i circa 4000 astri luminosi osservati da Roma attraverso l’equatoriale di Merz potevano essere suddivisi “solamente” in tre tipi spettrali fondamentali.
Le sorprese non erano però finite lì, perché gli studi delle osservazioni seguenti lo costrinsero ad introdurre uno spettro di quarto tipo da principio ravvisato solamente in un’anonima stella visibile nella costellazione dell’Auriga e conosciuta col nome di Lalande 12561.
Memoria Seconda sugli spettri prismatici delle stelle fisse – 1868, pag. 8 e 9.
Osservandola nel 1867, egli la descrisse come una «piccola stella rossa assai viva e fosca come di sangue».
Catalogo delle stelle di cui si è determinato lo spettro luminoso all’osservatorio del Collegio Romano dal P. A. Secchi
Ma già l’anno seguente aggiunse che questo
«punto rosso assoluto […] deve essere un po’ variabile, perché al Capo di buona speranza Herschel la chiama ranciata, mentre adesso è rossa del tutto».
Memoria Seconda pag. 40
Inizialmente non sospettò della possibile generalità del tipo spettrale, perché comprendeva «stelle assai piccole e non superiori alla 6° grandezza».
Memoria Seconda pag. 9
Ma poi, in poco tempo arrivò ad aggiungere altri 16 astri scarlatti, simili a quella sia nel colore che nello spettro!
Tali stelle «avevano offerto fin da principio i tipi degli spettri più singolari che fossero in cielo», perciò credette opportuno studiarle più a fondo.
Memoria Seconda pag. 8
Cominciò così a cercarle al telescopio una per una; ma poi preferì dedicarsi direttamente a quelle contenute nel catalogo delle stelle rosse di Schjellerup, quando venne a conoscenza della sua esistenza:
«l’esame assai esteso del cielo che abbiamo fatto ci rende probabile che pochi oggetti di questa specie ci sono sfuggiti. Tuttavia noi non presumiamo di averli osservati tutti».
Memoria Seconda pag. 12
In effetti come lui stesso sottolineò le suericerche si estendevano solo «a 25 gradi di declinazione australe o poco più. [mentre] Nell’altro emisfero la messe è ancora intatta».
Da questi studi riuscì comunque a constatare quanto gli spettri di tali astri
avessero
«più che gli altri analogia coi gas, e specialmente con quello del carbonio».
Memoria Seconda pag. 9
Parole che segnarono inequivocabilmente la scoperta delle carbon stars, oggi conosciute come le stelle “più rosse del cielo” proprio a causa della presenza di tale gas negli strati più esterni della loro atmosfera.
Di queste variabili al carbonio, Lalande 12561, oggi classificata come UU Aurigae, e che fino ad allora era solamente un’anonima stella nel catalogo di Lalande, ne è divenuta la capostipite, proprio perché attirò attenzione con la sua intensa colorazione!
Egli tuttavia, tra le 17 stelle trovate, nella sua Memoria Seconda sugli spettri prismatici delle stelle fisse, preferì prendere come esemplare del piccolo elenco, la «bella stellina» n.152 del catalogo di Schjellerup, che per l’intensità della colorazione, combinata all’alta luminosità, gli piacque definire Superba.
Nome con cui è poi passata alla storia, quale “superbo” esempio per presentare al mondo il frutto delle sue lunghe ricerche.
Memoria Seconda pag. 9
Ecco come ne descrive lo spettro:
«Magnifico oggetto di IV tipo e veramente singolare per la sua vivacità. E’ composto di tre zone assai vive, e larghe. Una gialla, l’altra verde, e la terza bleu. Sono tutte vivaci assai, e sfumate dal lato del rosso. Il ciglio nelle zone è rinforzato da righe vive all’estremo. Nel giallo queste righe sono come due bellissimi fili d’oro. Così pure due righe riforzate sono nel verde e nel bleu, benché questo non sia tanto vivo. Vi paiono anche delle strie minori».
Memoria Seconda, pag. 45 e 46
Un bellissimo modo allora per commemorare il bicentenario della sua nascita e il 150° anno dalla scoperta delle carbon stars, è quello di osservare al telescopio questi due astri ramati, che proprio a causa delle loro sfumature cromatiche, hanno portato a questa importante scoperta sulle stelle più colorate del cielo!
Angelo Secchi e, ancora di più, Benedetto Sestini fanno dell’Italia, ed in modo particolare di Roma, la capitale mondiale dei colori stellari!!!
Cieli colorati!!!