E’ nuovamente visibile MIRA, οmicron Ceti, la stella variabile più famosa della volta celeste perché capace letteralmente di apparire e scomparire ogni 11 mesi e per questo definita da Hevelius «la stella Meravigliosa nel collo della Balena»!
La variabilità dell’astro era probabilmente nota già intorno al primo millennio d.C. in oriente, e qualcuno arriva ad ipotizzare addirittura che lo fosse già ai Celti Boi nel VI secolo a.C.
La storiografia ricorda comunque che il primo a notarla fu David Fabricius nell’agosto del 1596, quando dedicandosi all’osservazione di Giove, si accorse di una stella di seconda magnitudine «rossastra come Marte» nella vicina costellazione della Balena.
Quando l’astro cominciò a sparire si convinse che si trattasse semplicemente di una cometa, senza dare troppo peso alla cosa.
Il caso volle però che nel febbraio del 1609, di nuovo alle prese con Giove in congiunzione con Marte, fosse ancora una volta lui a notare un “nuovo” astro nel cielo all’incirca nella stessa posizione di quello osservato più di dieci anni prima!
Il 12 marzo di quell’anno scrisse allora a Keplero:
«Che cosa meravigliosa! Dio mi è testimone: io l’ho vista e osservata per due volte in differenti momenti!»
Da allora Fabricius cominciò ad associare tali apparizioni a quelle delle due Stelle Novae apparse negli anni precedenti ed osservate da Thyco nel 1572 e da Keplero nel 1604, con tutte le conseguenti problematiche che scaturivano dalla loro incompatibilità all’interno di un cosmo ritenuto immutabile:
«mio caro Keplero, la mia opinione sulle stellae novae e sulle comete è vera: non sono create ex novo, sono solamente private di luce di volta in volta […] e quando Dio vuole farci conoscere qualcosa oltre l’ordinario, illumina quei corpi invisibili così che possano apparire».
Quelle due nuove e luminose stelle, successivamente scomparse per sempre, fecero in modo che nessuno si rimettesse alla ricerca anche di questa stella nuova nella costellazione della Balena, proprio perché nessuno poteva immaginare che potesse RIAPPARIRE e che potesse farlo più volte, meravigliosamente di continuo!!!
Fu così dimenticata per altri 30 anni, fino a quando Holwarda, intento ad osservare l’eclissi lunare nella notte di Natale del 1638, notò una luce molto luminosa ma poco familiare proprio nella costellazione della Balena. I pochi dati presi e i poveri strumenti che aveva utilizzato, non davano però molto credito alle sue osservazioni, e d’altro canto, neppure lui arrivò ad associare l’astro appena trovato a quello visto da Fabricius molti anni prima.
E così, fu solo 70 anni dopo la “primissima” osservazione che il tedesco Hevelius, con le sue sistematiche osservazioni, oltre a dare un’identità alle stelle viste da Fabricius e Holwarda riuscì a dare un nome ed una storia a questo astro Meraviglioso!
Egli, nella sua Historiola Mirae Stellae del 1662, dove riportò molte effemeridi e descrizioni relative alla magnitudine e ai cambiamenti cromatici dell’astro, diceva:
«nessuno può fallire nell’essere completamente convinto che questa sia esattamente la stessa stella vista da Fabricius […] quindi, vediamo chiaramente, […] che questa stella sia ritornata frequentemente e nuovamente svanita».
Mira insomma, si distingueva chiaramente dalle stellae novae proprio perché capace di riapparire dopo essere scomparsa! Tuttavia Hevelius non arrivò mai ad ipotizzare una regolarità nella sua variabilità. Era infatti convinto che l’effetto fosse dovuto alla presenza di nuvole passeggere che di tanto in tanto, forse in base a stagioni simili a quelle terrestri, ne nascondevano la superficie, bloccandone la luce.
Per aiutare tutti quelli che avrebbero voluto trovarla nel cielo, Hevelius allegò al testo una mappa incisa direttamente da lui riportando l’esatta posizione dell’astro nel collo della Balena, assieme alle variazioni di luminosità in essa osservate in sette date diverse e consecutive dal 1660 al 1663.
Oggi possiamo confermare in parte le sue osservazioni circa le sfumature mostrate dall’astro, perché il colore aranciato visibile nelle fasi di minimo, diventa decisamente più giallastro nelle fasi di massimo.
Recentemente inoltre, proprio per queste uniche caratteritiche, il Prof. Costantino Sigismondi la descrive come la possibile ipotesi capace di spiegare l’identità dell’astro visto dai Magi!!!
Non ci resta allora che cercarla nel cielo di queste sere, proprio ora che è visibile ad occhio nudo ed è anche facile da trovare perchè posta qualche grado a Sud di Marte.
Sarà davvero meraviglioso riuscire a seguirla per alcune settimane, fino a quando non comincerà a sparire!!!
Cieli colorati!!!