Continua la nostra avventura alla scoperta dei nomi delle stelle e del loro significato.
Lo facciamo proprio con quella stella luminosissima che si incontra continuando la curva della coda dell’Orsa Maggiore: Arturo, la quarta stella più luminosa del cielo, e quindi anche la più luminosa del Boote, il “Pastore di buoi“, la costellazione a cui appartiene.
Non sono in pochi quelli che si stupiscono che una stella possa portare un nome del genere. Tutto però diventa chiaro e ragionevole quando si scopre che la parola “Arturo” in greco significhi “Guardiano dell’Orsa” oppure “Guardiano del Nord“, in quanto il termine greco arktos può tradurre entrambi le parole.
Anzi, sempre in greco la parola ouros significa “coda“, per cui “Arturo” può anche essere tradotto come “Coda dell’Orsa“.
Tanti significati insomma, accomunati dall’unica chiara caratteristica di descrivere non semplicemente la posizione della stella nel cielo ma la sua posizione in relazione all’immagine di un’Orsa del Nord.
La cosa diventa ancora più significativa se si considera che migliaia di anni fa, quando gli uomini alzavano lo sguardo al cielo, per via del suo moto proprio, vedevano Arturo ancora più vicina alla coda dell’Orsa rispetto ad oggi: considerando il significato del suo nome, allora, non c’è dubbio che la vicinanza all’Orsa Maggiore e al Nord fossero aspetti molto più importanti della sua stessa luminosità.
Tale aspetto era così centrale che non solo definì l’identità di Arturo, ma influenzò addirittura quella dell’intera costellazione: quando infatti l’asterismo del Grande Carro diventò per i Latini un gruppo di Semptem Triones un gruppo cioè di sette buoi, la costellazione del Guardiano dell’Orsa non poteva che diventare di conseguenza un Pastore, il Guardiano dei sette buoi, in latino detto appunto Bifolco o Bovaro e in greco Bootes!
E proprio da questa immagine almeno sei stelle hanno ereditato il loro nome:
Nekkar è il risultato di una serie di errori di trascrizione e traslitterazione del termine al baqqar,il nome della costellazione tradotto in arabo; e Seginus, allo stesso modo, è il risultato di una serie molto lunga di errori di traduzione e traslitterazione della parola “Bootes” di alcuni testi corrotti dell’Almagesto arabo.
In uno di questi fu traslitterato nel latino Theguius che divenne più tardi Cheguius, e poi Ceginus fino all’attuale Seginus.
Ancora oggi qualcuno chiama la stella π Bootis Ceginus. Seginus, Ceginus e Nekkar quindi sono oggi così corrotti che in sé non hanno alcun significato.
Gli altri tre nomi non fanno altro che descrivere alcuni aspetti di come veniva rappresentato il Pastore sulla carte celesti dai differenti autori: con una clava nella mano destra da qualcuno, con una falce nella mano sinistra da qualcun’altro, e tutti con una cintura che gli cingeva i fianchi.
E così, sempre da una serie di errori filologici di traslitterazioni e traduzione dei termini da una lingua all’altra, si giunge al nome Alkalurops: nell’Almagesto, Tolomeo descrive questa stella con il termine “pollorobos“, “clava“; gli arabi traslitterarono il termine in qulurubus e i Latini in calurus. Nel rinascimento si pensava che quest’ultimo termine derivasse da “kalaurops“, dal greco “verga del pastore” o “clava“; e così, con l’aggiunta dell’articolo al- , resero il tutto un po’ più “arabo”, giungendo all’attuale nome Alkalurops!
In latino “falce” si traduce invece con il termine Merga, e così tale parola dal Rinasascimento designa la poco luminosa stella 38 Bootis.
Infine c’è Izar, che deriva dall’arabo “Al mi’zar“, “fianchi” o “cintura“, termine che nell’Almagesto arabo descriveva appunto la posizione della stella che brillava in prossimità della cintura del Bovaro.
Oggi Izar è una delle più famose stelle doppie, ed è comunemente chiamata Pulcherrima, “La Bellissima“, come la definì l’astronomo tedesco Struve nel XIX secolo per via dell’intenso contrasto di colori giallo-azzurro che le due stelle mostrano se osservate al telescopio.
I nomi di altre stelle della costellazione invece si rifanno a tradizioni arabe: questi ultimi infatti chiamavano Arturo “Al ramih“, che significa “il Portatore di Lancia“. Qualche poeta osservatore del cielo, andando alla ricerca della “lancia” appunto di tale “Portatore” cominciò a cercarla e ad indentificarla con quelle che erano le stelle più vicine ad Al ramih.
Qualcuno però identificava la Lancia con “alcune” delle stelle a lei vicine, qualcun’altro invece preferiva identificarla con “η Bootis solamente“. E proprio da questo impensabile dettaglio deriva il nome Mufrid, in quanto in arabo la parola “da solo/solamente” è scritto “mufradan“. Successivi errori di vocalizzazione della frase “mufradan al ramih“,”la singola del portatore di Lancia“, hanno portato, ancora un volta, alle attuali differenze di termini.
Altri nomi hanno delle origini meno chiare: Hemelein Prima ed Hemelein Secunda derivano dalla parola araba “Hamal“, “Agnello“, che con il successivo aggettivo utilizzato per distinguerle, formano i cosiddetti “Due Agnelli“.
Princeps in latino può significare “Principe” ma anche “Primo/Principale“: l’origine del nome è probabilmente legata all’astrologia.
Le tre stelle invece che disegnano la mano sinistra del Pastore e che arrivano quasi a toccare le prime stelle del Carro, o forse dovremmo dire a percuotere i primi due dei sette buoi, vengono definite da Bayer, senza alcuna particolare spiegazione col vezzeggiativo “Asellus“, “Asinello“, formando rispettivamente Asellus Primus, Asellus Secundus e Asellus Tertius.
Infine troviamo Aulad al Dhibah, dall’arabo “Cuccioli di Iena“, perché in una di quelle tradizioni arabe, questa zona di cielo, insieme a Seginus, Princeps, Alkalurops, Nekkar e gli Asinelli, formava appunto la costellazione dei Cuccioli delle Iene.
Ancora una volta, la lettura dei nomi delle stelle ha trasformato una passeggiata tra le costellazioni in una passeggiata nella storia e nella preistoria, passando per tradizioni arabe, greche e latine di cui ancora oggi non sempre si riesce a definire bene gli esatti contorni, ma che ci fanno capire quanto il cielo stellato sia eredità universale.
Ecco a voi allora, le stelle del Boote, ecco a voi i loro nomi, i loro significati e le storie eterne che nascondono.
Cieli colorati!!!