“Soavissime Muse […] pieno sciogliete il canto ond’io dispieghi sublime il volo a celebrar le stelle. Queste in numero molte e in tutte parti, corron perennemente in giro volte, d’anno in anno ogni dì, compiendo il corso. Sopra due poli immobilmente fissi, piantato è l’asse, che nel mezzo tiene la terra equilibrata, e intorno a lui si volge il Cielo. A Borea un Polo è fisso alto sul mare, e due Orse girangli intorno correndo insieme, onde di Carra ottenner nome […] Fra queste due volgesi, qual di fiume, un sinuoso letto, orribil Drago”.
Arato, I Fenomeni
Quanto si potrebbe raccontare su questi astri che pur non essendo tra quelli più luminosi del cielo, hanno probabilmente portato alla nascita di tutte le costellazioni della volta celeste: per il fatto di trovarsi tutti a settentrione infatti, non fanno altro che segnare eternamente nel cielo cerchi attorno ad un unico punto comune, il cosiddetto Polo Nord Celeste.
Circoli concentrici che essendo disegnati soprattutto dalle due Orse erano definiti nel loro insieme “Circolo Artico“, ossia “Circolo dell’Orsa” o anche “Circolo del Nord” (arktos, dal greco orsa oppure nord): indispendabile punto di riferimento per orientarsi durante la notte.
Uno spettacolo eterno insomma che ora abbiamo la fortuna di vedere a colori!
La visione d’insieme dei colori dell’Orsa Minore rivela che i suoi astri, pur essendo pochi, toccano tantissime sfumature cromatiche differenti! Lo stesso avviene per il Dragone, dove però è molto più semplice, essendo il numero delle sue stelle decisamente più elevato.
Tra tutti questi astri spicca la Stella Polare, che oltre ad essere quella più luminosa, si distingue per essere l’unica dalla sfumatura biancastra. Numerosi sono gli astri giallastri e ramati luminosi; pochi invece quelli azzurri!
In modo particolare nel rettangolo del Piccolo Carro, le due stelle azzurre Pherkad ed Alifa al Farkadain, sono accompagnate da un debole astro ramato, rispettivamente 11 e theta Ursae Minoris, con cui costruiscono un bel contrastro cromatico; lo stesso avviene tra kappa e 6 Draconis ai limiti della coda dell’animale mitologico, nei pressi della ramatissima RY Draconis: tutti astri annoverati già da tempo tra i rami dell’Albero delle Stelle perché i loro colori sono visibili contemporaneamente già al binocolo.
Le due coppie di astri azzurri visibili tra le stelle del Dragone, in realtà si rivelano tali solamente al binocolo: Kuma nella testa e 16 -17 Draconis che sembra invece disegnarne la lingua biforcuta.
Tra tutti questi Giganti del Cielo mi è piaciuto aggiungere due stelline che pur essendo visibili ad occhio nudo solamente sotto cieli molto bui, hanno tuttavia ereditato tradizionalmente un nome proprio: Alrakis, che disegna la lingua del Dragone e la debole Al Ruba al centro del trapezio della sua Testa.
In un’antica tradizione araba queste quattro stelle rappresentavano un branco di Cammelli che cercavano di difendere il loro cucciolo dagli artigli dei due grossi lupi, rappresetati da Al Dhibain e Aldhiba, rispettivamente eta e zeta Draconis, posti a Nord e dagli artigli di Vega, l’Aquila che vola in picchiata, posta a Sud – Est, oggi parte della costellazione della Lira.
Infatti il nome della debole Al Ruba, in arabo, deriva dalla frase araba Piccolo di Cammello. Un magnifico esempio di come alcune storie mitologiche siano stranamente centrate su un astro ad occhio nudo quasi invisibile e dalla sua posizone rispetto alle stelle più luminose.
Immagini scattate a stelle messe FUORI FUOCO
con uno smartphone all’oculare di un dobson da 18″
e a 285 ingrandimenti.
Qui la pagina dedicata alle Costellazioni a colori.
Cieli colorati!!!